Ho dovuto compiere un gesto estremo per scoprire la mia IDENTITA’ di Artista. Ho abbandonato le mie certezze per esplorare l’IGNOTO.
Simafra
Dopo qualche anno di silenzio, Simafra torna finalmente offrendoci la visione di una serie di Opere nel quartiere San Lorenzo di Roma. Questa volta, ad accogliere l’Artista, non c’è una Galleria esclusiva nel cuore di Mayfair a Londra o Los Angeles ma una serie di stanze volutamente disadorne in un quartiere fino a pochi anni conosciuto come “quartiere popolare” ma oggi luogo di cultura, scambio vivace, crescita intellettuale e ritrovo di giovani studenti alla ricerca entusiasta di una identità personale.



Il Titolo della Mostra, QUARANTANOVE, è fortemente evocativo:Il numero QUARANTANOVE, secondo la Numerologia classica, è simbolo di sicurezza e progresso.
QUARANTANOVE è la Sostanza non ostentata.QUARANTANOVE sono le interpretazioni possibili delle Scritture secondo lo Zohar, il “libro dello splendore” della Kabbalah. La ghiandola pineale, il terzo occhio, si forma nel feto entro QUARANTANOVE giorni dal concepimento.
QUARANTANOVE giorni sono la quantità di tempo necessaria,secondo il Buddismo, affinché l’anima del defunto si reincarni in un altro corpo terreno.
Simafra arriva a San Lorenzo dopo aver compiuto, volontariamente, un “Rito di Passaggio” in cui l’Artista ha respinto le proposte di un mondo certamente accattivante ma che non sentiva proprio per porsi in ascolto intimo dell’Ignoto, dello Scomodo, dell’IMPREVEDIBILE, in una parola del Reale.









Simafra arriva qui dopo aver riformulato la propria Storia, spatolando via l’oro “klimtiano” delle Opere precedenti con i colori incongruenti, spesso illogici, talvolta scioccanti delle proprie tensioni, delle proprie paure, delle proprie lacrime. Mentre il tramonto delle Certezze ha via via
lasciato il passo all’ alba della Consapevolezza, la scelta del ritorno “alle origini” si è svelata allora per Simafra “l’Origine”.
Mentre Il processo si faceva ormai inarrestabile, oltre il TEMPO e lo SPAZIO, procedeva intanto inarrestabile per Simafra la ricerca della VERITÀ oltre la Vita, la ricerca del Silenzio profondo oltre il frastuono, la ricerca del SOLLIEVO oltre le ferite, la ricerca del SÉ INFINITO oltre il Sé finito.
Ed ecco che, nel corso di vere e proprie trance pittoriche, L’Uomo si faceva Ambiente, L’ Uomo si faceva Animale vivente o Animale carcassa, l’Uomo si trasfigurava in un quinto elemento primordiale in armonia con il Fuoco, la Terra, l’Acqua, l’Aria.



Le tele si sono allargate, a volte fino a dimensioni inaspettate, perché braccia e mente e occhi non possono avere confini quando irrefrenabile giunge il bisogno di Narrarsi.
E se ripensiamo alle Opere di Humus o di Aequilibrium , non possiamo non accorgerci di come la Pittura di Simafra si sia fatta imprevedibile, a volte RABBIOSA ma mai accidentale né ideale. Come mai ideale ne’ accidentale può essere l’ESISTENZA.
Il regale Pavone oro e viola di Eden si è trasfigurato, per inevitabilmente atteso sortilegio, in un Leone rosso passione, alla ricerca tormentata di una tana sicura in cui leccarsi le ferite.
L’ Artista-Proclamatore egocentrico si fa da parte e lascia il palcoscenico all’ Artista-Narratore ferito e, proprio perché ferito, consapevole.
L’Uomo-Corpo Dominante diventa finalmente Uomo-Corpo Comunicativo L’Arte, finalmente, si fa ARTE ETICA.
Questa Narrazione pittorica di Simafra, se dunque da un lato cerca di ristabilire un equilibrio infranto, dall’altro ci permette di riconoscere che, in verità, la Vita continuerà sempre ad essere interrotta. E camminiamo lungo questa Mostra con la confortevole rassicurazione che non dobbiamo più cercare un solo epilogo della Storia. Almeno non prima di QUARANTANOVE giorni.